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Se qualcuno avesse scritto di me tutto ciò che hanno scritto di lui, per la vergogna, mi sarei già suicidato affogandomi in un mare di merda . . . . .

Sono stato un suo elettore, affascinato dalla sua dialettica nel senso più nobile del sostantivo: chiarezza di ragionamento, capacità di persuasione nei suoi lunghi discorsi a braccio senza mai perdere il filo . . . e cultura.

Di nobili e sani principi, credevo . . . . e  onestà intellettuale, amore e senso di patria e di giustizia. Un gentiluomo della politica nell’aspetto e nella forma.

Una carriera politica, da MSI ad AN, con scelte coraggiose di larghe vedute  . . . . e un futuro da statista.

Oggi non è più lui, non è più il politico cui ho dato il voto. In specie da quando ho letto sul “il Giornale” del 2 dicembre 2009 l’articolo a pag. 3 di Vittorio Macioce relativo al famoso fuori onda  col procuratore Nicola Trifuoggi.

Sembra che abbia perso memoria delle sue radici e del suo passato: di tutto ciò che, radice di un modo di essere e di pensare, inflessibile e duro nei confronti di chi ne ha subito le conseguenze, nulla più vale.

Per la necessità propria del tiranno di auto assolversi, veleggiando ondivago dove più conviene, ha lasciato la diritta via da lui stesso tracciata e imboccato i sentieri più bizantini della politica del far nulla con la più ottusa pedanteria. Sterile filosofia e non politica. Tutto ciò che ha detto, scritto, conclamato e pontificato in cento e cento comizi, congressi e salotti, pure infioccato nei colori della patria, ha perso valore per  grettezza politica, invidia, astio e odio verso l’alleato a cui tanto deve. Lui, il suo partito, la sua gente.

Le correnti erano «le metastasi del partito»  e oggi? A cosa aspira, e che già non ha, per mettere a repentaglio il futuro del nostro paese e di noi tutti? C’è forse qualcosa che vale più di tutti noi italiani?

Basta, fare ancora  il primo della classe in tutto . . . . un novello cavaliere errante convinto di essere stato chiamato per difendere i deboli e riparare torti. Un Don Chisciotte, patetico e folle è già caduto sotto le pale dei mulini a vento. Che scarichi quindi, una volta per tutte, i tanti Sancho Panza che, cortigiani famelici  gli fanno codazzo, stupidi, ignoranti e boriosi. Che lo aizzano sperando favori e potere. Che torni in sé per il bene di tutti!

 

http://it.wikipedia.org/wiki/Gianfranco_Fini#Dall.27inizio_dell.27impegno_politico_al_ruolo_di_delfino_di_Giorgio_Almirante

 

Tratto da Libero Data: 09 07 2010 – Pagina 6

Di  Franco Bechis

Le svolte: Da delfino di Giorgio Almirante e nemico delle minoranze nei partiti. Gianfranco è diventato idolo della sinistra e avversario interno.

LE FACCE DI FINI

Camerata, compagno, liberal o opportunista?

Il leader che vuole FareFuturo ha un passato in cui predicava il contrario di quello che dice oggi. A partire dalle correnti.

Ci sono dirigenti "che in questi mesi altro non hanno sa­puto fare che nere previsioni, de­putati assenteisti e smaniosi di protagonismo giornalistico che in tante occasioni hanno insultato chi non la pensava come loro e denigrato tutto il partito".

E anco­ra: "uomini timorosi solo di per­dere le posizioni di potere acqui­site e quindi pronti a tutto pur di mantenerle". Uomini "che costi­tuiscono una corrente trasversale, per fortuna esigua nel numero quanto esiziale nelle conseguen­ze, che è la corrente dell’interesse personale e del tornaconto indi­viduale".

Nossignori, questo non è uno sfogo di Silvio Berlusconi prima dell’appuntamento decisivo per il regolamento dei conti con Gian­franco Fini. Queste parole porta­no la data dell’ 11 gennaio 1990 e sono state pronunciate a Rimini proprio da Fini.

Erano rivolte a Pino Rauti, il collega di partito che stava cercando di sfilargli la sedia da numero uno che pochi anni prima aveva ricevuto per in­vestitura di Giorgio Almirante. Per colpa di Rauti quei mesi e quei giorni erano stati un inferno. E per questo Fini aveva in odio le correnti che tentavano di ribaltarlo di sella. E dal palco congres­suale di Rimini il futuro presiden­te della Camera tuonò: "La colle­gialità non può essere una gab­bia! E’ necessario lo scioglimento delle correnti, di tutte le correnti, la cui dannosità è ormai evidente a tutti e con le quali è impossibile tanto il rinnovamento quanto la collegialità". Perciò – disse Fini – "il segretario in carica chiede come condizione indispensabile per la­vorare con successo, lo sciogli­mento delle correnti". Toni forti e rabbiosi alternati a carezze per un uditorio che sembrava non senti­re il suo fascino di leader (e infatti non lo sentì. il congresso si con­cluse con il ribaltone e con l’ele­zione di Rauti alla segreteria). Quella relazione è oggi negli ar­chivi del Msi, perfino nella suo te­sto originario vergato a mano per qualche correzione dallo stesso Fini. Che di suo pugno inserì co­me aiuto per l’oratoria: "appello all’unità: no alla logica delle cor­renti".

Quasi 40 pagine di lungo di­scorso che letto oggi sembra scritto e annotato proprio da un altro uomo politico. Perché oggi Fini chiede e pretende quello che all’epoca voleva contrastare in ogni modo, anche violento. E fra le tante capriole e conversioni della carriera politica del presi­dente della. Camera, questa sulle correnti è stata fra le tutte la più tradiva. Scorrendo la documenta­zione degli archivi Msi si trova tutto il Fini che oggi non ti atten­desti: quello anti-immigrati, quel­lo che addirittura raccomandava insieme ad Enzo Raisi prudenza sulla concessione del voto ad ogni nero del Sudafrica, quello chiaramente e orgogliosamente fascista che mai e poi mai avresti pensato di sentire dopo pochissi­mi anni dalla mano destra tesa in saluto fascista assicurare che "il fascismo è il nemico assoluto".

Fra tutti gli uomini politici ita­liani probabilmente Fini è un ma­go vero nell’arte della capriola. Ma delle linea anti-correnti e congiure di partito aveva sempre fatto una bandiera.

Basti ricordare che accadde nel non lontano 2005, quando per quattro chiacchiere un po’ biri­chine sulla sua vita privata sciolse in 24 ore le correnti di An con a capo i suoi colonnelli, mandò a casa Ignazio La Russa, Maurizio Gasparri e Altero Matteoli sosti­tuendoli d’imperio con Andrea Ronchi e un nuovo staff, senza fa­re loro aprire bocca, senza convo­care un solo organismo dirigente di partito, senza dare alla decisio­ne dell’imperatore un minimo di supporto democratico e assem­bleare. Per questo stupisce la ca­priola delle correnti, più di ogni altro balzo dell’attuale presidente della Camera.

GIANFRANCO FINI, 1990 – COSÌ LA PENSAVA QUANDO ERA IL CAPO

·           No alla spaccatura del partito a metà mentre per tanti anni il Msi era stato agli occhi della pubblica opinione il partito unico e compatto per antonomasia.

·           No al proliferare e al radicarsi della logica correntizia,

intesa come strumento di pressione, autotutela e condizionamenti interni più che come veicolo di dibattito politico.

·     Appello all’unità: no alle logiche delle correnti.

 

Tratto da Libero Data: 09 07 2010 – Pagina 23

Posta prioritaria di Mario Giordano

Lo strano percorso del mutevole Fini

Una cosa è certa: non puoi insegnare ai granchi a cam­minare dritto. La morale è sempre la stessa dai tempi di Aristofane. Bisogna smetterla di voler cambiare il pre­sidente della Camera a tutti i costi. Via, rilassatevi. Fini non cambia, per ora. Non insistete, il momento oppor­tuno per il cambiamento arriverà all’improvviso. Oggi è tutto un altro Fini rispetto solo a pochi anni fa. E’cambiato tutto. La moglie. La cravatta e gli occhiali. I calzini e i riferimenti ideali. «Non cambiare idea ogni lustro è da cretini», parola di Gianfranco Fini.

PIERPAOLO  VEZZANI   Correggio (Re)

Ho smesso di chiedermi quale sia il proget­to di Fini, le dico la verità: non mi interessa nemmeno più. Da quando ha cominciato a usare la presidenza della Camera (terza ca­rica istituzionale) come lo scendiletto per le sue ambizioni personali, quando ha trasfor­mato il calendario dei lavori parlamentari in un’arma contundente nei confronti di Ber­lusconi, da quando è partito all’attacco per creare un altro partito (senza riuscirci) o al­meno un altro gruppo parlamentare (senza riuscirci) e si è ridotto con un manipolo di desperados a creare una correntino di di­sturbatori d’assemblea, beh, suscita in me la stessa simpatia di un posacenere vuoto. Es­sendo io, per altro, un non fumatore.

Viene spesso ricordato che Fini è stato sdoganato da Berlusconi, nel famoso di­scorso dall’ipermercato emiliano del di­cembre 1993. Ma in realtà quello è stato so­lo il primo passo di un percorso che l’ex lea­der della Fiamma non avrebbe mai potuto fare senza l’appoggio, il sostegno e soprat­tutto i voti di Berlusconi.

Adesso si crogiola nei complimenti di "Repubblica", si fa vezzeggiare da quelli che fino a qualche anno fa gli gridavano di tor­nare nelle fogne, non gli par vero di essere diventato l’idolo dei salotti radical chic che una volta non aveva nemmeno la legittimità.

politica di frequentare. Sembra un bambino che ha vissuto per anni in una baita isolata in montagna e che viene portato all’improv­viso in un Toy’s Center: roba da impazzire.

E non capisce che, così facendo, diventa egli stesso una marionetta: senza idee e senza valori, ormai sradicato dal passato e con un futuro improbabile, privo di qualsia­si contenuto e di qualsiasi tradizione. Vaga come un fuscello al sinistro vento, seguen­do un’unica via: quella di rompere le scatole all’uomo che è stato, politicamente, la sua fortuna.

Ormai è palese, quasi imbarazzante: Fini esiste solo per dire il contrario di Berlusco­ni, l’unico suo obiettivo è mettere i bastoni fra le ruote del Cavaliere, senza rendersi conto che appena sparito quest’ultimo, la sinistra farebbe immediatamente a meno anche di lui…

Per il resto, lei ha ragione. Tutto si può cambiare: le idee, i vestiti, gli occhiali, la cravatta, la moglie. Si può cambiare il modo di atteggiarsi, i contenuti delle proprie ri­flessioni, il modo di rapportarsi agli altri. Si può cambiare casa, città, ristorante, calzini, religione e colore delle mutande. Tutto si può cambiare, è vero. Ma a me resta solo un dubbio: non si potrà prima o poi cambiare anche il presidente della Camera?

 

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Berlusconi, uno contro tutti: se Fini non divorzia è per interesse! ….

“ Falla comu voi, ma sempri cucuzza è “

 

Considerando i precedenti di Fini per tutto ciò che da tempo continua a dire con acredine e, come ampiamente documentato “Coram populo”, con la più classica delle sue sceneggiate durante la direzione del Pdl del 22 aprile u.s. nei riguardi del presidente del Consiglio, credo irreparabile la rottura fra i due e che, per evitare un probabile stallo istituzionale, si debba trovare una soluzione politica che  permetta di rispettare il patto con gli elettori. Mettiamoci in testa che se Fini non divorzia è per interesse. Non ha ancora avuto il tempo di organizzarsi, di cercare nuove alleanze e affilare le lame … manca poco che qualche congiurato sia pronto e sono certo che sentiremo presto anche noi il famoso: “ Tu quoque Brute fili mi “….

E’ un gravissimo errore non togliergli il terreno sotto i piedi. Lui lo avrebbe  già fatto se non avesse avuto paura di naufragare.  Si può essere tanto illusi da sperare in un ravvedimento? “Tolto il dente via il dolore“. Noi elettori capiremmo.

 

Leggo di un Casini pronto a creare un nuovo partito. Non ce ne sono abbastanza?

“ falla comu voi, ma sempri cucuzza è “. Cucinala come vuoi, ma sempre zucca rimarrà!

Forse una ciambella di salvataggio che un altro noto “salvatore della patria” sta approntando per Fini e compagni.

Il Canto delle sirene per un’altra ammucchiata ….

http://www.agi.it/  Casini: entro l’anno partito nuovo per riconciliazione e unità.

(AGI) – Roma, 3 mag. – Dunque, ha assicurato, quelle su contatti con Fini o un riavvicinamento con Berlusconi sono "tutte chiacchiere", ha assicurato Casini. "Quello che c’e’ di vero e’ che sto dalla parte degli elettori", ha aggiunto, "noi siamo all’opposizione, un’opposizione seria che non vuole più’ litigi". Perché’, ha insistito, questo "è’ un paese che sta morendo di litigi. Nella maggioranza e nell’opposizione e tra maggioranza e opposizione.
E dietro l’angolo c’e’ la Grecia".
Da qui l’esigenza di un partito nuovo che riprenda i valori dell’unita’."La Romagna si vuol dividere dall’Emilia, una parte del Lazio vuole andare contro Roma… Ma dove finiremo?", ha sottolineato.
Invece, "bisogna fare le riforme, ma bisogna che si passi dalle parole ai fatti. Ci sono le chiacchiere sulle riforme, noi vogliamo i fatti".
Casini ha poi rivendicato di avere da tempo parlato dei rischi di frattura interni al Pdl. "Mi dispiace fare la parte dell’antipatico, ma noi l’avevamo detto", ha sottolineato, "avevamo detto che salendo sul predellino si forma un partito molto particolare, che la Lega sarebbe stato l’arbitro della vita e della morte di questo governo".

 

Repetita  iuvant, tradotta letteralmente, significa "le cose ripetute aiutano".

·        Martedì 17  Novembre 2009 il Giornale – di Alessandro Sallusti Pag.3

LA PARTITA CONTRO IL PREMIER – Ecco il doppio gioco di Fini.

Come presidente della Camera fa il super partes e mette i bastoni tra le ruote alla maggioranza

Ma dietro le quinte tira i fili su governatori e testamento biologico. E fa politica contro il suo partito.

Contro Berlusconi una partita truccata – Il presidente della Camera sfrutta il suo ruolo di arbitro per ostacolare l’azione del governo e cambiare la linea del Pdl – O si dimette e torna a fare politica o applica le regole del gioco: tutte, non solo quelle che piacciono al Quirinale e al Pd.

. . . . .  Non ci sono precedenti, in quanto ad ambiguità e invasioni di campo, nella storia dei presidenti della Camera. Se fosse coerente con il suo declamato senso delle istituzioni dovrebbe avere il coraggio di scegliere. O si dimette e torna a fare politica attiva, o resta sulla terza poltrona del Paese a fare l’arbitro e ad applicare le regole. Possibilmente tutte, non solo quelle che piacciono a Napolitano e all’opposizione che stanno portando Silvio Berlusconi diritto sull’orlo del baratro.

·        Mercoledì 18  Novembre 2009 il Giornale – di Vittorio Feltri – pag. 1 – 3

ANNUNCIO DEL PRESIDENTE DEL SENATO – BERLUSCONI DECISO: TUTTI A CASA

. . .  Fini rema contro come si evince da una serie di dichiarazioni, e di atti, che sommariamente desideriamo elencare:

1) polemica con Bossi sull’Inno di Mameli;

2) polemica sul ricorso ai decreti legge;

3) polemica sul disegno legge anticrisi;

4) polemica con la Lega sull’immigrazione selvaggia;

5) polemica con il presidente del Consiglio sui regolamenti parlamentari;

6) polemica con il Pdl sulla affermazione leghista alle elezioni e sull’astensionismo nel Sud;

7) polemica sul testamento biologico;

8) polemica con il Cavaliere sulla conduzione (dispotica) del partito;

9) polemica sulla giustizia e sulle inchieste di mafia;

10) polemica sul voto agli immigrati;

11) polemica sul Lodo Alfano («bisogna rispettare le sentenze della Consulta»);

12) polemica sulla candidatura di Cosentino («non è possibile»);

13) polemica sulla prescrizione breve.

·        Mercoledì 2 Dicembre 2009 il Giornale –  di Vittorio Macioce – pag. 1 – 3

LA VERITA IN UN FUORI ONDA, ULTIMATUM DI BERLUSCONI – FINI S’E TRADITO, CHIARISCA O SI DIMETTA

Il presidente della Camera sorpreso a parlar male del premier con un magistrato. E a rivelare cose sui pentiti che non avrebbe neppure dovuto sapere. Il Cavaliere: «Poi dice che non complotta…». Nel Pdl monta la rabbia.

. . . . .La giornalista che collabora con il quotidiano Il Centro intanto non spegne i microfoni e registra tutto. Ieri vengono pubblicati i «fuori onda», non tutti, una parte viene tagliata, per non compromettere

troppo il presidente della Camera. È qui che diventa tutto chiaro. Fini dice in privato cose che in pubblico nega. Fini sa cose che non dovrebbe sapere. La questione Mancino è inedita, perfino per la procura di Palermo. Lo sanno solo a Firenze, che ha sì trasmesso in Sicilia i verbali di «’U tignoso », ma coprendo i nomi dei politici con gli omissis. Come fa Gianfranco a conoscere queste carte, questi verbali? E cos’altro ha saputo? Omissis .

. . . . . È corretto che l’arbitro di Montecitorio sbirci, per trarne un vantaggio politico, tra le carte segrete dei magistrati? Che sport è? Che democrazia è? Qualcuno dirà che questa è la politica.

Fini pensa al suo futuro. Ci sta. Ma qualche volta bisogna avere il coraggio della chiarezza.

È meglio buttare subito la maschera. Altrimenti si sta lì, mezzo e mezzo, bagnandosi nell’ambiguità, come una quinta colonna,come un’ombra, come uno di cui non ci si può fidare. Si rischia di passare per lanciatori di coltelli,alla schiena. Cambiare partito è lecito, fare il pesce in barile o, peggio, complottare molto meno. Cancella tutto: le idee, le battaglie, i valori, le scorribande fuori porta. Tutto potrebbe essere letto con una sola chiave: l’opportunismo. Ed è un peccato.  

·        Giovedì 3 Dicembre 2009 il Giornale – Di Vittorio Feltri  pagg 1-3

IL PREMIER SCARICA FINI DOPO IL FUORI ONDA – BERLUSCONI: NON VOGLIO PIU VEDERLO

I nodi che avevamo denunciato due mesi fa sono venuti al pettine. Il presidente della Camera è ormai

una zavorra che ostacola il governo del Paese. E i primi a chiedergli di farsi da parte sono proprio i suoi elettori.

·        I PASSI FALSI DI GIANFRANCO

Silvio, ora liberati dalla zavorra Fini – Tra il presidente della Camera e il premier c’è ormai una frattura insanabile. L’ex leader di An non digerisce Berlusconi, il quale dice che non lo vuole più vedere. Ma così non si può governare…

·        Mercoledì 2 Dicembre 2009 – il Giornale – di Vittorio Macioce.  – pag. 3

IL PASSO FALSO DI GIANFRANCO    Fini si è tradito: adesso vuoti il sacco.

Il presidente della Camera beccato a denigrare il Cavaliere con un magistrato. E a rivelare informazioni sulle indagini che non avrebbe nemmeno dovuto sapere. L’ora della verità è arrivata: cambiare partito è lecito, ma complottare no.

Questo il contesto del «fuori onda»: il presidente della Camera è ospite a Pescara, il 6 novembre scorso, della giornata conclusiva del premio «Paolo Borsellino» dedicato alle vittime di mafia.

Al suo fianco, al tavolo dei relatori, c’è il procuratore Nicola Trifuoggi.

Il «fuori onda» «A Silvio ho detto: statte quieto. Per lui il consenso è immunità»

Fini mentre interviene il pm Nino Di Matteo (sostituto procuratore alla Direzione Antimafia di Palermo, con il collega Antonio Ingroia sta raccogliendo le Dichiarazioni di Massimo Ciancimino sulla presunta trattativa avvenuta tra Cosa nostra e Stato. È anche il pm del processo Mori):

. . . . . . . . .

·       Fini: "Il riscontro delle dichiarazioni di Spatuzza (ndr il pentito Gaspare Spatuzza)… speriamo che lo facciano con uno scrupolo tale da… perché è una bomba atomica"

Trifuoggi: "Assolutamente si… non ci si può permettere un errore neanche minimo"

·       Fini: "Si perché non sarebbe solo un errore giudiziario, è una tale bomba che… lei lo saprà .. Spatuzza parla apertamente di Mancino, che è stato ministro degli Interni, e di … (ndr Berlusconi?) uno è vice presidente del CSM e l’altro è il Presidente del Consiglio…"

Trifuoggi: "Pare che basti, no"

·       Fini: "Pare che basti"

Trifuoggi: "Però comunque si devono fare queste indagini"

·       Fini: "E ci mancherebbe altro"

·       Fini: "No ma lui, l’uomo confonde il consenso popolare che ovviamente ha e che lo legittima a governare, con una sorta di immunità nei confronti di… qualsiasi altra autorità di garanzia e di controllo… magistratura, Corte dei Conti, Cassazione, Capo dello Stato, Parlamento… siccome è eletto dal popolo…

Trifuoggi: "E’ nato con qualche millennio di ritardo, voleva fare l’imperatore romano"

·       Fini: "Ma io gliel’ho detto… confonde la leadership con la monarchia assoluta…. poi in privato gli ho detto… ricordati che gli hanno tagliato la testa a… quindi statte quieto"

 

http://www.atuttadestra.net/?p=12210 28 aprile 2010, 13:00

Santanché: Fini ha un gemello, i due si chiariscano le idee.

Roma  – Gianfranco Fini “ha un fratello gemello tutto dialogo e sentimenti, così affezionato al partito, al premier e al governo da fare invidia a Denis Verdini”, secondo Daniela Santanché, che ironizza così sulle posizioni assunte via via dal presidente della Camera.

Secondo Santanché “i due Fini dovrebbero parlarsi un po di più e chiarirsi le idee visto che il secondo riconosce la leadership ‘alta’ e carismatica del Cavaliere e il primo invece in un celebre fuori onda aspettava speranzoso la scossa delle rivelazioni del pentito Spatuzza (’una bomba atomica’) ricordando che ai sovrani ammalati di consenso popolare finisce sempre che il popolo gli taglia la testa (e poi, guarda caso, è arrivato Tartaglia e tutti a prendersela solo con Di Pietro)”.

“Confesso, mi sarebbe piaciuto conoscere il gemello di Fini ai tempi della mia militanza dentro Alleanza nazionale – afferma in una lettera sul ‘Corriere della sera’ la sottosegretario dall’Attuazione del programma – chissà dove se ne stava nascosto quando bastava un sopracciglio inarcato del Capo o un aggettivo sulle colonne del ‘Secolo’ per vedersi piombare addosso un embargo che nemmeno a Cuba. E scoprirsi allontanati dalla sera alla mattina da ogni incarico di partito e se il Capo lo incontravi al ristorante, capace di farsi venire il torcicollo pur di evitare il fastidio di ricambiare un saluto”. (Apcom)

 

Fini: «Non divorzio ma chiedo rispetto»- Rivistaeuropea

Fini: «Non divorzio ma chiedo rispetto». ReplyGrecia, PoliticaApril 29th, 2010admin.

Polemica sulle scuse in ritardo di Berlusconi dopo gli attacchi del … rivistaeuropea.com/fini-«non-divorzio-ma-chiedo-rispetto»/

 

Bocchino: vi faremo sudare su ogni voto il Giornale – 11 ore fa

Il braccio destro di Fini minaccia il Pdl ma il presidente della Camera gli conferma piena solidarietà: "Dimissionato senza una ragione, ha lavorato bene». …

Il braccio destro di Fini minaccia il Pdl ma il presidente della Camera gli conferma piena solidarietà: "Dimissionato senza una ragione, ha lavorato bene».

Poi prova il dietrofront: "Un errore far credere che in Italia c’è una dittatura". Il premier: "Le discussioni non fermano le riforme"

·        Il Presidente della Camera suggerisce moderazione. "Evitare di … Italiainformazioni

·        Bocchino: ”Epurato da Berlusconi”, Fini: ”Ha tutta la mia … Il Salvagente

Bocchino, la difesa di Fini: La Stampa

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Berlusconi, uno contro tutti: Fini non divorzia ma chiede rispetto ….

Ci sono modi e modi di chiedere rispetto. E, con un po’ di umiltà, mettersi nelle condizioni di meritarlo.

Se preso “ per incantamento “ l’optimo e maximo, Giorgio Napolitano cominciasse ad esigere il rispetto dovutogli  come Capo dello Stato italiano e rappresentante dell’unità nazionale, oltreché per la  superiorità morale ed il prestigio nell’esercizio delle prerogative costituzionali concessegli, rintuzzando a spada tratta una dopo l’altra le insinuazioni, le accuse e, soprattutto, gli insulti dei tanti pidocchietti di una politica di bassa lega, sicuramente non potremmo più considerarlo il nostro Presidente né riconoscerci in uno stato democratico. Sa bene, Giorgio Napolitano, che non serve la grancassa per ottenere rispetto e che un più dignitoso silenzio, anche se nulla lo impone, fa più frastuono. Non lo sentiranno mai gli italiani, in televisione a reti unificate, inviare messaggi solenni per dirci  "Non ci sto" o darci notizia di odiosi "giochi al massacro".

Non lo ha fatto nemmeno quando estremamente gravi sono stati gl’insulti rivoltigli:

·       «Napolitano dorme, il popolo insorge» …. «A Lei che dovrebbe essere arbitro, possiamo dire che a volte il suo giudizio ci appare poco da arbitro e poco da terzo?». L’ex pm precisa che la critica viene fatta «rispettosamente», ma poi aggiunge: «Il silenzio uccide, il silenzio è un comportamento mafioso».

·       « … il Capo dello Stato ha avvallato con la sua firma un comportamento illegittimo e anticostituzionale del governo». Per questo – spiega – «diciamo che il Presidente della Repubblica non è stato arbitro, ma si è messo alla stregua del giocatore. Non sono io che ho permesso di far nascondere il governo dietro il Colle, è stato lo stesso presidente Napolitano che si è messo a ruota del Pdl, mortificando la sua funzione e il suo ruolo. E su questa vicenda, caro Bersani non accettiamo lezioni e andremo direttamente dagli elettori a chiedere conto dell’operato di un governo golpista e di chi ha messo la firma e la faccia su questo vergognoso provvedimento».

Ci sono uomini e “quasi-uomini”.  Politici con il vero senso delle istituzioni e quelli che lo sono a metà  per  il “ quasi-senso” delle istituzioni, variabile a seconda delle gelosie e delle invidie … incapaci di guardare nel loro piatto, rancorosi e acidi.

·       Penso che il genere umano sia fatto da tanti mondi quanti sono gli uomini e che ogni uomo sia diverso dall’altro in ogni singola cellula che nell’insieme lo rendono unico. E diversi i pensieri, le sensazioni …. E mille e mille altre cose ancora …

·       Ma la Patria, primo e massimo ideale che costituisce la civiltà della nostra Italia, alla quale noi tutti apparteniamo, nemmeno nella fiducia verso i massimi rappresentanti delle nostre  istituzioni riesce a cementarci perché sempre più spesso qualcuno di loro continua a tirare l’acqua al suo orticello. Ed è una cocente delusione constatare che spesso sono proprio loro, eletti nostri fiduciari, ad anteporre il proprio interesse o quello del partito di provenienza all’interesse del Paese.

 

Riguardo a Gianfranco Fini, già Vicepresidente del Consiglio dei ministri, fino al 26 maggio 2006, Presidente Silvio Berlusconi;   già Presidente di Alleanza Nazionale, fino all’ 11 maggio 2008, reggente attuale Ignazio La Russa; ex MSI (1968-1995), ex AN (1995-2009), PDL dal 2009 (e speriamo ancora per poco), la cosa è diversa.

 

E’ presidente della Camera dei Deputati dal 30 aprile 2008, successore dell’ottimo Fausto Bertinotti.

·       Il suo compito è di provvedere al corretto funzionamento della Camera dei Deputati, garantendo l’applicazione del regolamento e provvedendo al buon andamento delle strutture amministrative della stessa.

 

·       Rappresenta la Camera, giudica della ricevibilità dei testi, mantiene l’ordine e dirige la discussione.

·       Sceglie la Commissione permanente cui far esaminare i progetti di legge presentati alla Camera, (salva opposizione di un capogruppo o di un decimo dei deputati, che rimette all’Aula la decisione).

·       Richiamare all’ordine un deputato nominandolo, allontanarlo dall’aula o, nei casi più gravi, censurarlo, sospendendolo da 2 a 15 giorni.

·       Nomina, di concerto con il Presidente del Senato a garanzia della più assoluta imparzialità, i membri delle  autorità  per la concorrenza e quella per la editoria e la televisione, del Consiglio di amministrazione della RAI e del Consiglio di presidenza della Corte dei Conti.

L’ adempimento delle sopraccitate delicatissime prerogative non può dare motivo di sospetto: di buona disposizione a vantaggio di qualcuno o di malevola ostilità nei confronti di altri. Per la qual cosa, avendo assunto Fini delle posizioni politiche e delle iniziative non compatibili con il ruolo istituzionale, non gli resta che lasciare la Presidenza della Camera. Oggi come oggi, sembra che voglia continuare a tenere il piede in due staffe o, meglio ancora, essere giocatore e arbitro con la pretesa di cambiare le regole del gioco a metà partita. Solo quando si sarà dimesso, senza alcun sospetto potrà assumere le posizioni politiche e le iniziative che vorrà, al di fuori del Pdl (spero!), e pretendere il rispetto che chiede con la speranza che nel frattempo si sia messo nelle condizioni di meritarlo.

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La risurrezione di Marco Fabio Quintiliano: laddove ci portano i seminatori di odio.

Un aforisma o aforismo (dal greco aphorismós = definizione) è un precetto o proverbio espresso in forma concisa che condensa principi fondamentali specifici della vita politica, religiosa, morale.

Giovanni Papini lo definisce “ una verità detta in poche parole – epperò detta in modo da stupire più di una menzogna”,  mentre Friedrich Nietzche, molto più realisticamente afferma che: “Chi scrive aforismi non vuole essere letto ma imparato a memoria”. Non certamente verità di fede né cultura. Perché né l’una né l’altra fa vantaggio.

Personalmente, lo considero alla stessa stregua di un promemoria per ricordare a me stesso o ad altri qualcosa di importante. Per ricordare, solo ricordare, senza alcuna necessità di approfondire, di documentare.

·       Spesso slogan di quelli urlati in certi talk show di intrattenimento per un pubblico ristretto, per mezzo di interviste a personaggi di varia estrazione, ma di ben determinata tendenza politica, tra i quali si cerca di suscitare le più tendenziose polemiche, tali da provocare determinati effetti sull’ascoltatore a tutto vantaggio di chi, malignamente allusivo, ne è diffusore.

 

E’ dal giorno in cui ho letto sul blog  << Luttazzi a raiPerUnaNotte >>  "E quando quel fazioso di Berlusconi vi dirà che voi siete mossi dall’odio, voi replicategli con le parole del grande oratore latino Quintiliano che ricordava ’Odiare i mascalzoni è cosa nobile’, perché è cosa nobile? Ce lo ricorda Aristofane ne ‘I cavalieri’: diceva Ingiuriare i mascalzoni con la satira è cosa nobile. A ben vedere significa onorare gli onesti", che Marco Fabio Quintiliano sembra essere tornato in vita per il gran numero di blog a lui dedicati e al suo famoso aforisma. 

 

·       Ho letto dei commenti scritti con tanto buon senso ed altri, tanti, dico tanti, che non hanno né capo né coda per l’odio e il risentimento che rigurgitano.

Uno dei tanti miracoli di Berlusconi è quello di far rimbecillire completamente, come drappo rosso davanti alle corna del toro, i suoi detrattori, compresi quelli ai quali basta recitare un aforisma per sentirsi ammessi nell’olimpo degli intellettuali.

·       La risurrezione di Marco Fabio Quintilione: è un altro miracolo di Berlusconi, dal momento che a fare il suo nome le acque dei mari si aprono. Anche se da parte dei suoi tanti denigratori, si continua a sperare che si possano chiudere sulla testa di coloro che continuano a votarlo.

Per quanto mi permette la mia pochezza, penso che in politica la comprensione verso le presunte mancanze dell’avversario attribuisca più credibilità rispetto a coloro che battono da tempo sempre lo stesso chiodo dell’odio inveterato.

·       Inoltre, tenendo presente che nessun uomo ha il monopolio della verità, della saggezza e della infallibilità, quando si vogliono fare conoscere ad altri  le nostre personali verità, con tutti i mezzi di comunicazione oggi possibili, occorre prima fare una minuziosa analisi dei valori che si vogliono trasmettere, dei contenuti, delle fonti citate e via dicendo, nel rispetto delle sensibilità ricettive degli individui a cui sono indirizzate e delle persone chiamate in causa.

·       Ed ancora, se occorre, per bene interpretare le fonti di provenienza alle quali si fa riferimento, non guasta mai allargare il più possibile le proprie conoscenze del tempo legato a un particolare momento o a una determinata situazione storica. Spesso ciò che a prima vista sembra, non è. E si arriva a delle conclusioni insospettatamente diverse.  

Nel nostro caso, cominciando dall’aforisma di Aristofane, teniamo presente che risale al 424 a.C.

Atene, una democrazia molto diversa dalla nostra e senza dubbio non molto rispettosa dei diritti  individuali degli uomini. Nel 493 a.C. il poeta Frinico venne condannato per aver rappresentato il dramma “ la caduta di Mileto”  perché il ricordo di questo evento suscitava troppo sgomento fra la popolazione ateniese. Oggi una cosa del genere sarebbe proprio risibile.  

“Ingiuriare i mascalzoni con la satira è cosa nobile. A ben vedere significa onorare gli onesti”

 L’ingiuria, l’offesa che lede materialmente o moralmente, l’oltraggio verso i mascalzoni  – sostantivo che offre tantissime accezioni –  pur condito con il sale e il pepe della satira, non potrà mai generare nobiltà. Oggi come oggi l’ingiuria é un delitto previsto e disciplinato dall’art.594 del codice penale, così come la diffamazione è un delitto previsto e disciplinato dall’art. 595. Inoltre c’è solo un modo  per onorare gli onesti: l’applicazione della legge e la certezza della pena.

·       Continuando con l’aforisma di Marco Fabio Quintiliano:  ’Odiare i mascalzoni è cosa nobile’ vale quanto detto sopra. Anche se credo che egli abbia plagiato l’aforisma di Aristofane sostituendo il verbo “ ingiuriare con odiare “, omettendo l’espressione “con la satira” e non concedendo alcun contentino per gli onesti. Il che è anche peggio perché i frutti dell’odio sono molto più tossici di quelli dell’ingiuria.

Si legge nella sua biografia: (Calagurris,Spagna, 35 – Roma, 96)  Si trasferì  in tenera età a Roma. Finiti gli studi ritornò in Spagna dove, maestro di retorica, poté restare fino al 68, anno in cui venne ricondotto a Roma da Sulpicio Galba che in quel medesimo anno divenne imperatore.

Maestro di retorica, stipendiato dall’imperatore Vespasiano, uno degli imperatori più amati della storia romana, che governò fra il 69 e il 79.

Di Vespasiano, un celebre aneddoto riferisce che egli mise una tassa sul prelievo di urina (usata dai tintori di panni) dai gabinetti pubblici (che da allora vengono chiamati anche vespasiani). Rimproverato dal figlio Tito, che riteneva la cosa sconveniente, rispose: Pecunia non olet ("il denaro non ha odore", quale che ne sia la provenienza).

·       Quintiliano ebbe, per il periodo vissuto dal 35  al 96 d.C., memoria diretta del primo periodo imperiale da Tiberio a Domiziano. Un periodo di instabilità politica e di odio senza precedenti nella storia di Roma.

Molto probabilmente  gli accadimenti storici del suo tempo e la sua vita privata turbata dalla morte della sua giovane moglie  e di due figli hanno contribuito a dargli l’intransigenza espressa nell’ormai suo famoso aforisma.

·       Questi i tempi dell’odio vissuti direttamente ed indirettamente da Marco Fabio Quintiliano.

Dopo la morte di Giulio Cesare – 15 marzo 44 a.C , ritenuto da alcuni degli storici a lui contemporanei il primo imperatore di Roma, ecco, in ordine cronologico, tutti gli altri più o meno contemporanei di Quintiliano.

Augusto, Ottaviano Cesare Augusto, dal 27 a.C  al 14 d. C., figlio adottivo di Gaio Giulio Cesare,

·       Tiberio, dal 14 al 37, figlio adottivo di Augusto, forse assassinato per successione.

·       Caligola, dal 37 al 41, venne assassinato.

·       Claudio, dal 41 al 54, morto forse per avvelenamento. 

·       Nerone, dal 54 al 68, suicida.

·       Galba, dal 68 al 69, assassinato dal successore Otone.

·       Otone, dal gennaio 69 all’aprile del 69, suicida.

·       Vitellio, dall’aprile 69 a dicembre del 69, assassinato nel Foro Romano.

·       Vespasiano, dal 69 al 79, Tito Flavio Vespasiano.

·       Tito, dal 79 all’81,Tito Flavio Vespasiano, figlio di Vespasiano,

·       Domiziano, dal 81 al 96, Tito Flavio Domiziano, figlio di Vespasiano e fratello di Tito, assassinato.

Basta dare ad essi l’attenzione che meritano per fare in modo che la violenza in tutti i suoi molteplici aspetti non trasformi il nostro paese in una giungla.

 

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Faccia il cielo che ognuno eserciti il mestiere che conosce. Aristofane …..

"Odiare i mascalzoni è cosa nobile” – Marco Fabio Quintiliano (Calagurris, 35 – Roma, 96)  Oratore romano, maestro di retorica, stipendiato dal fisco imperiale.

“Ingiuriare i mascalzoni con la satira è cosa nobile. A ben vedere significa onorare gli onesti”. 

 Aristofane – ( 450 a.C. – 388 a.C.), commediografo greco.

”I cavalieri” di Aristofane

 Commedia satirica intenta a rappresentare con intenti moralistici  le debolezze, i difetti e  il malcostume della società e della classe dirigente ateniese la cui politica è presentata come un affare per persone prive di scrupoli che mirano al potere allettando il popolo con lusinghe e promesse.

Aristofane, diversamente da quanto avviene ai giorni nostri, non mette in scena affari, faccende e persone da colpire, ma allusioni e caricature trasparenti che non lasciano adito a dubbi sulle identità cui fanno riferimento e allegorie fantasiose, intessute di casi bizzarri e grotteschi.

Per  meglio capire la relazione fra la commedia di Aristofane e ciò che ha detto Daniele Luttazzi in  “ raiPerUnaNotte “ vale la pena di ricordare la trama della commedia ”I cavalieri” di Aristofane.

 

·       La commedia ha lo scopo di attaccare il partito democratico ateniese e in particolare Cleone, ricco conciatore di pelli, materiale indispensabile per gli eserciti greci (conflitto d’interessi), alla guida del "partito" dei democratici nella Atene dei tempi di Aristofane.

·       Costui, rappresentato nella commedia dal barbaro Paflagone, generale protagonista della guerra del Peloponneso, uomo corrotto e privo di scrupoli, si è assicurato il favore del popolo con un comportamento ingannevole e falsamente adulatorio, riuscendo in fine a spadroneggiare a suo piacimento.

·       Il popolo ateniese, rappresentato da un personaggio chiamato Popolo, un vecchio fuori di testa, è tiranneggiato dai più astuti dei suoi servi. Due schiavi, fedeli e malcontenti, che nella realtà rappresentano Demostene (politico e uno dei dieci grandi oratori attici) e Nicia (aristocratico, militare e politico) per liberarlo da Paflagone  si rivolgono ad Agoracrito, venditore di salsicce che passa per la strada. Costui, figura ancora più meschina e volgare di Paflagone, totalmente privo di istruzione e competenza della cosa pubblica, ha lingua lunga e coscienza elastica: proprio il tipo adatto per prevalere su Popolo.

·       Il salsicciaio, appoggiato dalla classe dei cavalieri, quella più ostile a Cleone (Paflagone) si scaglia in una serie di atteggiamenti meschini e ruffiani nei confronti di Popolo, così come fa Paflagone.Ma alla fine è il salsicciaio che riesce a guadagnarsi i favori di Popolo a scapito del rivale. E Popolo viene incoronato re dei Greci dal coro dei cavalieri esultante.

Quest’opera,datata 424 a.C., rappresenta inequivocabilmente la sfiducia di Aristofane verso la classe dirigente ateniese sicché presenta la politica come un affare per persone false e senza scrupoli, che mirano al potere ricoprendo il popolo di lusinghe e promesse.

Nulla sembra cambiato da circa 2500 anni ad oggi, tanto è vivo ed attuale il clima politico trattato. Ci si potrebbe senz’altro giocare provando a sostituire i nomi di Paflagone, Popolo, Demostene, Nicia, Agoracrito e la classe dei cavalieri, scegliendo l’avversario  al quale attribuire il ruolo di Paflagone, di Popolo o di Agoracrito e per sé quello di Demostene e Nicia  facendo riferimento al proprio partito di appartenenza o simpatizzante. E immagino già il nome e il ruolo scelto per sé  e quello scelto per gli altri, nemici del popolo e della democrazia.

 

Basta leggere uno dei tanti blog sulla trasmissione: Luttazzi a raiPerUnaNotte.

http://www.youtube.com/watch?v=uSLe47XbRRc

"Il guaio vero è purtroppo che l’Italia, li abbiamo visti, è piena di berlusconiani con il paraocchi.
Non vogliono sentir ragioni! Tu gli ricordi Mills, All Iberian, Previti, Dell’Utri, falso in bilancio, leggi ‘ad personam’, le pressioni sulla Rai e loro: ‘Come fai a dire che è un mascalzone??’. Lo dico per lo stesso motivo per cui se incontro per la strada di notte un tizio sudaticcio con in mano un coltellaccio insanguinato, la prima cosa che penso non è ‘toh! un cuoco’…".
"E quando quel fazioso di Berlusconi vi dirà che voi siete mossi dall’odio, voi replicategli con le parole del grande oratore latino Quintiliano che ricordava ’Odiare i mascalzoni è cosa nobile’, perché è cosa nobile? Ce lo ricorda Aristofane ne ‘I cavalieri’: diceva “ Ingiuriare i mascalzoni con la satira è cosa nobile. A ben vedere significa onorare gli onesti”.

 

Non sono stato capace di capire, stando a quanto soprascritto, come Aristofane, quasi  450 anni dopo la sua morte, facendo riferimento all’aforisma di Quintiliano, maestro di retorica  vissuto a Roma durante l’impero di Vespasiano, abbia potuto ricordarci che “L’ingiuriare i mascalzoni  per mezzo della satira è cosa nobile” senza tener presente che quest’ultimo ha usato l’espressione “ Odiare i mascalzoni “. Perché l’odio è decisamente tutt’altra cosa rispetto all’ingiuria a mezzo satira.

 

·       Credo che l’odio non possa trovare giustificazioni di nessun genere. E’ solo violenza, morte del corpo e dello spirito, senza alcuna possibilità di rinascita perché l’odio resta sempre un sentimento forte e duraturo fino al nostro ultimo respiro, che ci fa desiderare e cercare il male altrui … cieco, feroce, mortale.

E credo ancora  che ogni essere umano abbia almeno un buon motivo per considerare, a torto o ragione, un proprio simile “mascalzone”, anche come sinonimo di uomo vile, ribaldo, cialtrone, persona disonesta e volgare. E noi stessi aver dato motivo per essere considerati tali, spesso senza essercene resi conto, ed essere diventati oggetto di odio.

·       "Odiare i mascalzoni è cosa nobile”: un aforisma del genere non può aver seguito in una società moderna fondata sul cristianesimo. ”Odio chiama odio” e non può esserci nobiltà in tutto ciò.

L’odio è stato inteso in ogni tempo un diritto particolare, indebitamente carpito come privilegio, per la politica di uomini miserabili e indegni che, in nome di uno pseudo ideale di democrazia, hanno istigato la violenza contro l’avversario, ed ai quali è stato attribuito, premio per la viltà loro, l’onore per nobili intenti conseguiti e il potere.

·       L’odio che, in ugual misura, vien concesso nutrire con una falsa morale a magistrati politicizzati, a giornalisti e scribacchini, a pseudointellettuali, attorucoli, guitti, giullari, e parassiti di una società non più disposta a concedere loro privilegi, applausi, consenso e simpatia senza averne ottenuto i meriti per tutto ciò che era loro dovere compiere: solo per l’odio rancoroso a lungo covato contro l’avversario, non despota né tiranno, ma ricco e potente, in un misto di acrimonia e invidia per il consenso  ricevuto dalla maggioranza del popolo, tanto da non riuscire a mandarlo in soffitta né con le buone né con le cattive.

 

Faccia il cielo che ognuno eserciti il mestiere che conosce. Aristofane

….. e non rompa le scatole! Io

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La magistratura è il potere dei senza potere. (Vàclav Havel – Scrittore, drammaturgo e politico ceco) …… e diventa abuso.

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Come in tutte le altre pubbliche attività, anche nella giustizia c’è un dieci per cento di autentici eroi pronti a sacrificarle carriera e vita, ma senza voce in un coro di "gaglioffi" che c’è da ringraziare Dio quando sono mossi soltanto da smania di protagonismo – Indro Montanelli

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In questi ultimi giorni non ho potuto fare a meno di seguire  con una certa apprensione la violenta diatriba  fra politica e magistratura cogliendone tutti gli aspetti peggiori, demenziali e delinquenziali, da parte degli uomini che le rappresentano, raggruppati in partiti politici e simpatizzanti più o meno occulti, simbolo di un’aberrante pochezza che sembra non aver più limiti.  E non ho potuto fare a meno di rileggere i principi fondamentali della nostra Carta Costituzionale alla quale in tanti fanno riferimento con farisaica retorica, chiamandosi pronti a difenderne la validità alla stessa stregua delle tavole della legge ricevute da  Mosè sul monte Sinai e nello stesso  tempo senza volerne cogliere lo spirito per convenienza propria e di parte.

In particolare, all’articolo 1 dei  Principi Fondamentali si legge:  . . . .” La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

Sono uno del popolo, uno qualsiasi … nessuno, un granello di sabbia se vi pare, ma la Costituzione, che piaccia o no,  assegna anche a me il potere di esercitare la mia sovranità nei modi e nelle forme previste dalla legge.

·       L’articolo 48 mi attribuisce il diritto di voto che non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge. E non sono soggetto a nessun limite perché non ho mai avuto condanne penali di alcun genere: ho diritto al voto!  Abbiamo tutti noi, italiani, diritto al voto!

Purtroppo una commissione elettorale, una Corte d’appello e il  Tar, malgrado il decreto interpretativo fatto dal governo e firmato dal Presidente della Repubblica per riammettere la lista con il simbolo del mio partito, hanno ritenuto inapplicabile il decreto e respinto le liste presentate. E si  continua a giocare coi diritti sacrosanti del popolo, in nome di non so cosa, dimostrando che  Parlamento e leggi non valgono più nulla e che ognuno impunemente  può fare ciò che vuole.

Giocare, proprio giocare …. continuando a cianciare di democrazia e di attentato alla Costituzione! E sono  proprio quelli che, starnazzando come oche scendono in piazza per arringare il popolo, cominciano a preoccuparmi. Trovo più democrazia nel  mandare tutti gli italiani a votare piuttosto che tentare di pescare nel torbido arringando il popolo per fomentare l’odio e la violenza. E se si preferisce l’odio e la violenza, un disegno deve pur esserci!

 

·       Credo alla cronistoria fatta da Berlusconi all’atto della presentazione delle liste del PdL  per la provincia di Roma. (Libero 11 marzo 2010 pag. 3). E credo tanto che mi sembra di ben vedere la gazzarra inscenata dai Radicali che si sono sdraiati per terra per impedire il passaggio  dei delegati del PdL. E un presidente dell’Ufficio centrale circoscrizionale, un padreterno di sicuro,  che, appoggiato da una certa dottoressa, magistrato e  vice padreterno servitrice della legge, decidevano di ” escludere i delegati del PdL asserendo che si trovavano oltre una linea segnata sul pavimento e  larga un centimetro che avrebbe avuto il significato di delimitare l’area di attesa, fino a quel momento mai definita in alcun modo”.

 

Una dottoressa, quella dell’esclusione dei delegati, forte si dice, di tremilanovecentosettantadue fan su Facebook, di centocinquantotto commenti sul blog di Beppe Grillo e di trecentoventinove voti al video su YouTube, con il  ritratto in bianco e nero di Ernesto Che Guevara che fuma il sigaro, nell’ufficio del Tribunale di Roma. Non il crocefisso al muro  o il ritratto di figli, cognati e nipoti ….

·       Proprio come un gioco perverso, malvagio …  da parte di gente che, come richiesto dall’ articolo 54 della Costituzione ha il dovere di essere fedele alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi: cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche e che  hanno il dovere di adempierle, con disciplina ed onore, dopo aver prestato giuramento nei casi stabiliti dalla legge.

Gente di questo brutto stampo si nasconde dietro il proprio dito e una linea di demarcazione sul pavimento di un corridoio ..… quasi fosse il confine di stato o il famigerato muro di Berlino.

Gente che dovrebbe garantire al popolo il rispetto della sovranità che gli appartiene e che non lo fa o per casta, per partito, per potere o, sempre più spesso, per prezzo, ha onore che puzza e giuramento che si usa e dura quanto un foglio di carta igienica.

Io che, granello di sabbia sono nessuno, credo che anche fra le leggi ci sia una gerarchia. Tar e leggi regionali, anche di questo si è detto, non possono essere superiori o in contrasto con lo Stato e le sue leggi. Stato, inteso come comunità di persone organizzate politicamente e che ha poteri sovrani sopra ogni persona che ne fa parte.

·       Magistrati …. gente che pretende rispetto:  Basta agli attacchi rivolti ai magistrati: "Sia ristabilito un clima di rispetto", che e’ "condizione imprescindibile di un’ordinata vita democratica".

(AGI) – Roma, 10 mar. – ROMA – A larghissima maggioranza, con il solo scontato "no" dei laici del Pdl, il plenum del Csm ha approvato il documento che accusa il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi di aver denigrato e delegittimato la magistratura.
Tra i favorevoli alla delibera, il vice presidente del Csm Nicola Mancino. Che fa sentire la sua voce: "Il presidente del Consiglio è un organo istituzionale, ha responsabilità politica, non può usare un linguaggio di insulti e talvolta di intimidazioni nei confronti del libero esercizio dell’attività giudiziaria".
 Nei confronti del premier i consiglieri non usano giri di parole: l’assunto di una magistratura che vuole "sovvertire l’assetto istituzionale" è "la più grave delle accuse" e  "una obiettiva delegittimazione della funzione giudiziaria nel suo complesso e dei singoli magistrati". E il pericolo per l’equilibrio tra poteri dello Stato, che è il fondamento della democrazia, è legato proprio al fatto che queste affermazioni ("inaccettabili") provengano "dal massimo rappresentante del potere esecutivo". Perché "non è ammissibile una delegittimazione di un’istituzione nei confronti dell’altra, pena la caduta di credibilità dell’intero assetto costituzionale".
I consiglieri si appellano a tutte le istituzioni "perché, sia ristabilito un clima di rispetto dei singoli magistrati e dell’intera magistratura, condizione imprescindibile di un’ordinata vita democratica". Un passo indispensabile anche per poter affrontare "serenamente le auspicate riforme in materia di giustizia".

·       Magistrati …. Gente che pretende rispetto, ma allo stesso modo in ugual misura sia ristabilito il clima di rispetto e di collaborazione col massimo rappresentante del potere esecutivo e con il Presidente della Repubblica, che per l’art. 87 della Costituzione, è il capo dello Stato, rappresenta l’unità nazionale ed è Presidente del Consiglio superiore della magistratura, al quale spesso e volentieri vengono dedicati offese e giudizi che costituiscono vilipendio.

·       Anche questo rispetto, oltre a quello da loro richiesto “pro domo sua”, è condizione imprescindibile di una ordinata vita democratica.

·       Anche il rispetto va meritato, come merita quel dieci per cento di autentici eroi che hanno sacrificato carriera e vita, mentre nulla è  dovuto  a quel novanta per cento di  "gaglioffi" che c’è da ringraziare Dio quando sono mossi soltanto da smania di protagonismo – Indro Montanelli

 

 

Magistrati che pretendete rispetto, rispettate il diritto al voto di tutti gli italiani!

Ad oggi, malgrado la palese violazione degli articoli 278 e 279 del codice penale non mi risulta che qualcuno sia stato perseguito, giudicato e condannato, nell’indifferenza più assoluta di chi pretende rispetto.

Repetita iuvant – tradotta letteralmente, significa "le cose ripetute aiutano".

Art. 278 del codice penale: “Chiunque offende l´onore o il prestigio del Presidente della Repubblica è punito con la reclusione da uno a cinque anni. Articolo così modificato dalla L. 11 novembre 1947, n. 1317.

Art. 279 del codice penale: “Chiunque, pubblicamente, fa risalire al Presidente della Repubblica il biasimo o la responsabilità  degli atti del Governo è punito con la reclusione fino ad un anno e con la multa da lire duecentomila a due milioni. Articolo così modificato dalla L. 11 novembre 1947, n. 1317.

 

Di Pietro, il legalitario che ha deliberatamente violato gli …

31 gen 2009 Dal blog di Antonio Di Pietro, Resistere, reagire, informare:° L’appello a Napolitano. Signor Presidente, lo sa che questa mattina si sta.
www.camelotdestraideale.it/…/di-pietro-il-legalitario-che-ha-violato-gli-articoli-278-e-279-del-codice-penale/

 

1.     Grillo allattacco di Napolitano "Basta con i presidenti da

26 nov 2007 Grillo allattacco di Napolitano "Basta con i presidenti da ospizio". Battute sui moniti: "Sono appelli a proteggere la privacy dei politici
www.repubblica.it/…/grillo…napolitano/grillo…napolitano/grillo-contro-napolitano.html

1.     Di Pietro e Grillo: Napolitano traditore – bersani, regionali …

10 mar 2010 Napolitano risponde alle critiche che gli vengono mosse da Tonino e compari. Dice che il dl.
http://www.libero-news.it/news/…/Di_Pietro_e_Grillo__Napolitano_traditore_.html

2.     Di Pietro e Grillo impeachment per Napolitano

6 mar 2010 Di Pietro non si ferma. Dopo aver invocato l’esercito per fermare il che – aggiunge – dovrebbe essere messo sotto impeachment per alto tradimento". Etichette: Di Pietro e Grillo impeachment per Napolitano
diariopernondimenticare.blogspot.com/…/dipietroegrillo-impeachment-per.html

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Grande Fratello 10, reality show e trash?

Stando alla natura del programma, Grande Fratello è solo un “reality show – spettacolo della realtà”, che nulla ha a che fare con la realtà in quanto i protagonisti  rappresentano solo situazioni vissute nel loro quotidiano esattamente come vita reale.

In sintesi, trattasi di  una rappresentazione di persone ordinarie, di ogni genere, senza esperienze televisive, facilmente manovrabili da una regia che non si fa scrupolo di mostrare una realtà, in cui tutto sembra lecito, ben lontana da quella della vita di tutti i giorni.  

·       Si costruiscono situazioni che danno luogo a nomination e a eliminazioni che, per non fiaccare l’interesse morboso dei telespettatori, non sempre sono appropriate ai reali demeriti delle persone più degne di biasimo, onde per cui spesso il peggiore ne rimane immune.

E, in concomitanza, situazioni di commento, di critica e quanto altro in programmi satelliti – Pomeriggio Cinque, Mai dire Grande Fratello, Domenica Cinque – e riviste di gossip. Fino alla elezione di un vincitore cui spetta un discreto premio finale in denaro e qualche contratto di apparizione televisiva. Un circo mediatico che rende bene pur proponendo solo “ Trash “.

·       Rappresentazione di persone ordinarie, senza esperienze televisive, che scelte per sostenere ruoli diametralmente opposti  alla loro natura ed esperienza di vita, non riescono a rendere reali e credibili.

Persone comuni, anonime, in maggioranza senza arte né parte e in cerca di notorietà, che si prestano a perdere la loro identità, mettendo a nudo il peggio di loro in una finzione che rischia di segnarle per sempre nel ricordo della gente. Ne vale la pena?

·       Mi sono chiesto, spento il lume, con quale faccia costoro compariranno agli occhi della gente quando si ripresenteranno nel proprio ambiente domestico e professionale dopo aver mostrato senza alcun ritegno  i lati peggiori del proprio modo di essere: ora spudoratamente seminudi, indecenti  in perizoma sotto la doccia, ora triviali, rozzi e volgari ora gretti, pedanti, polemici e violenti.

E con che occhi sarà vista la loro famiglia, genitori e amici di cui hanno detto peste e corna e il peggio di tutto?  Una volta, tanto tempo fa,  la stima goduta presso gli altri sia per doti morali sia per serietà professionale aveva un valore inestimabile. E domani?

·       Domani … un concorrente verrà ricordato  per una  bestemmia, più volgarissimo modo di esprimersi che bestemmia vera e propria, e per delle dichiarazioni sconvolgenti sulla mafia, tarlo della nostra società: “La mafia italiana è più di famiglia, di cuore … La mafia messicana spaccia solo droga per le strade, invece la mafia italiana ha tutto: palazzi, città, politica …. tutto. La mafia italiana ha cervello, sono persone intelligenti. Da noi il bebè nasce già con la pistola.

Un’altra concorrente, una ragazza che sembrava tratta da un sonetto del ” Dolce Stil Novo”, per essersi trasformata, giorno dopo giorno, in una stupida e presuntuosa donnetta, sempre più acida e capace di rispondere all’espressione “cattiva siciliana”, indirizzatale  da un coinquilino, con un crescendo sempre più aggressivo:  «Non ti permettere di nominare i siciliani neanche minimamente da lontano, sciacquati la bocca prima di parlare dei siciliani e dei cattivi siciliani,  perché  i cattivi ci sono al tuo paese come ci sono in tutto  il mondo … quindi sciacquati la bocca prima di parlare dei   siciliani … un popolo di gente meravigliosa, non lo ripetere mai più, si sa che sono siciliana, fiera ed orgogliosa di esserlo, non vorrei mai essere di nessuna altra terra … non la nominare più, parla di me ma non nominare la mia terra, non parlare della Sicilia e dei siciliani, punto!». E continua: «Volevi dire mafiosa?  Dillo … così magari un mafioso ti fa un regalino quando esci!».

Un processo alle intenzioni per tutto ciò che non le era stato detto e tanta retorica volgare e di pessimo gusto!

·       Ed ancora una perla: «Se mi tiri quell’acqua … non ti azzardare … perché  tu hai quegli scatti … non ti azzardare ad avere quegli scatti perché  se no mi alzo io e ti inchiodo il tacco nel cervello questa sera». In Sicilia, una donna, una signora per bene non usa questo linguaggio!

 Ed ancora, mostrando i valori distolti “pro domo sua”:  i trentadue anni che ha detto di avere, non costituiscono valore aggiunto e titolo sul diritto che hanno gli altri concorrenti di criticare o di dare  nomination!  Senza rendersi conto che nel momento stesso in cui ci si esprime in siffatto modo si cessa di essere bene accetti a tutti  per manifesta prova di malanimo e ignoranza. Peccato!

Chi scrive è siciliano, catanese   la mia terra e la mia gente e le nostre donne sono diverse!

·       Non certamente come l’ altra giovane siciliana, quando , un peto puzzolente dopo l’altro, racconta a un altro concorrente di quando ha fatto un peto nel bicchiere del Mc Donald’s:  l’ho tappato e ho detto che c’erano vari gusti, tra cui la menta”.

Un capitolo a parte meritano le volgarità comportamentali, proprio il massimo dell’inciviltà,  di alcuni concorrenti. Scorregge, rutti, pulizie del naso e racconti vari.

 

Credo, a questo  punto, che una severa nota di demerito vada assegnata all’organizzazione del reality. Sarebbe stato sufficiente  tener presente che trattandosi di un programma a larga diffusione e non conoscendo a fondo le caratteristiche umane dei concorrenti e le risposte che avrebbero potuto dare a quanto richiesto loro, sarebbe stato meglio avere dietro le quinte, se quinte ci sono, dei moderatori capaci di indirizzare il programma verso un più comune senso civico nel quale si riconosce la maggior parte degli italiani, nel rispetto dei telespettatori, dei nostri  giovani  soprattutto, ai quali sono stati offerti modelli di vita irreali, nulla risparmiando loro in nome dell’audience. Se ad un party fra compagni di scuola, i nostri ragazzi…?

·       Troppa volgarità e bullismo mascherato da  gioco di mutande strappate e di policromi perizomi sotto le docce e sui tavoli di cucina. Turpiloquio a non finire e tanta violenza. Senza mai un richiamo neanche nelle massime condizioni di disagio.

E’ stato avanzato il sospetto sulla regolarità del programma per presunte ingerenze sul comportamento di qualche componente della casa. Ed è stato creato il primo desaparecido del Grande Fratello: Gianluca Bedin che dicono abbia abbandonato il gioco per motivi personali. Ma anche un mal di pancia può essere “un motivo personale” specie se serve a coprire una qualsiasi forma di malcontento … In fondo era poco probabile che un concorrente, ultimo entrato, potesse prestarsi all’ illusione di vincere. Penso piuttosto che sia stato assunto a tempo  per dar vita al reality che ad un certo punto ha dato segni di stanchezza e che, alla scadenza, se ne sia andato senza nemmeno salutare per non dar conto a nessuno dei suoi amici nella casa. Sarebbe stato più corretto inventare una scusa più credibile.

Un Grande Fratello arrivato finalmente alla fine e che non poteva esser peggio, veramente!!!

 

Aggiornamento: 22-02-2010 h 14.80 – Non so qual’ è la verità, né come nasce, si sviluppa e si evolve il programma. Le notizie che giungono giorno dopo l’altro, fanno sorgere dei seri dubbi sulla correttezza degli autori. Nel dubbio leggere e approfondire, se possibile:
http://www.socialpost.info/grande-fratello-10-mauro-marin-da-fastidio-perche-e-vero-13433.html   

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Forme di ostracismo moderno …. Sempre più crudele e infame.

L’ostracismo indica una istituzione giuridica della democrazia ateniese ideata dal  politico greco Clistene intorno al 510 a.C. con l’intento di esiliare per un periodo di dieci anni  il cittadino che per ambizione o per l’acquistata potenza si attirasse i sospetti del popolo come minaccia per la democrazia. L’ostracismo consisteva in una votazione pubblica in cui ogni votante scriveva il nome della persona da esiliare su un coccio di terracotta. La condanna non richiedeva e non comportava una accusa penale. Era sufficiente il sospetto che un individuo rappresentasse una potenziale minaccia di tirannide. Per evitare abusi, era possibile utilizzare l’ostracismo solo una volta all’anno e perché la votazione fosse valida dovevano partecipare almeno seimila cittadini. Il cittadino che riceveva la maggioranza semplice dei voti veniva esiliato per dieci anni. Perdeva tutti i diritti politici, ma non la cittadinanza e le proprietà perché  poteva nominare una persona che gestisse i suoi affari e gli girasse eventuali proventi.

Oggigiorno il sostantivo “ostracismo” sembra essere caduto in disuso, si preferisce  chiamarlo “bullismo”, i cui danni alle vittime sono altrettanto devastanti. Ho trovato in Wikipedia una ricca classificazione dei vari tipi di bullismo: diretto e indiretto, e fisico, verbale, psicologico, o elettronico. Proprio da professionisti! Particolarmente utile è la definizione di “bullismo indiretto”: Il bullismo indiretto è meno visibile di quello diretto, ma non meno pericoloso, e tende a danneggiare la vittima nelle sue relazioni con le altre persone, escludendola e isolandola per mezzo soprattutto del bullismo psicologico e quindi con pettegolezzi e calunnie sul suo conto. (Caso Berlusconi, escort, papi, ecc.)

E’ un ostracismo mascherato da parte di chi, con maniere false e ingannevoli, persegue degli scopi che più nulla hanno di nobile, usando come arma la giustizia, che, anche se ”virtù per la quale si attribuisce a ciascuno ciò che per diritto gli compete o per la quale si giudica secondo il diritto di ciascuno” oppure “l’esercizio del potere di giudicare in base alle leggi”, viene ignorata. Così come i diritti di ciascuno e inapplicate restano le leggi. Un ostracismo permesso, concesso, diventato lecito perché non è proibito da nessuna legge: “nullum crimen, nulla poena sine lege”. Querele a parte, come un terno al lotto! Apertamente, alla luce del sole, senza ritegno, sfacciatamente, senza  più il voto dei seimila cittadini necessari per decidere l’ostracismo, per distruggere vite, carriere, famiglie. Basta un sospetto, un  pentito prezzolato, una lettera anonima e qualche magistrato compiacente!

A riprova dei miei punti di vista cito i seguenti estratti dai giornali in edicola.

 La Repubblica – Napoli.it

Ostracismo: Sandra Lonardo. – Moglie dell’ l’ex ministro della giustizia Clemente Mastella.

Lady Mastella: "Io come Craxi, Sos Napolitano"

Una richiesta di aiuto al presidente della Repubblica perché ponga fine al suo esilio lontano dalla Campania. Lo preannuncia Sandra Lonardo, presidente del Consiglio Regionale campano, in un’intervista a Klaus Davi per il programma "Klauscondicio". "Sto per inviare una lettera al Presidente Napolitano – dice Lady Mastella – e fare appello a lui sulla mia vicenda perché intervenga, laddove è possibile, per far in modo che si ponga fine a questa prigionia".
"La mia – dice la signora Lonardo, colpita da un divieto di dimora in Campania nell’ambito dell’inchiesta Arpac – è una prigionia, una limitazione della libertà in un Paese dove l’ordinamento parla di presunzione d’innocenza fino al terzo grado di giudizio. Io sono stata, invece, già condannata". "La misura restrittiva nei miei confronti – continua  è da ventennio fascista per allontanare i dissidenti. Io e Craxi abbiamo storie diverse ma siamo stati mandati entrambi in esilio".
La Lonardo, nel corso dell’intervista, assicura di non aver mai pensato al suicidio ma di aver comunque "vissuto momenti di forte sconforto: ho visto il buio nero specialmente all’inizio di questa vicenda giudiziaria". Nonostante il grande disagio personale, sottolinea di essere "una persona che perdona e quindi mi piacerebbe provare a salutare Luigi De Magistris e vedere come si pone" perché – spiega – le sue indagini "sono una finzione, specialmente quelle su mio marito".
Dicendo di credere che il magistrato "sia entrato in politica utilizzando tutto quello che ha fatto sulla pelle degli altri" guarda infine anche al leader dell’Idv, Antonio Di Pietro spiegando che da lui "mi aspetto di tutto" perché "ha fatto tante cose: quante famiglie hanno pianto, quante persone si sono tolte la vita?".

(21 gennaio 2010)

 

 Bullismo: il leader dell’Idv contro Berlusconi, il nemico di sempre.

Estratto da: http://www.antoniodipietro.com/2010/01/ghediniaccuse_incredibili_bond.html

23 Gennaio 2010

La pantomima del processo Mediatrade-Rti

Ghedini:“accuse incredibili”. Bondi: “così muore la giustizia”.
Sono queste le prime esilaranti dichiarazioni dell’avvocato di Berlusconi, nonché parlamentare, e del ministro dei Beni Culturali, che ha rifinanziato con i soldi pubblici la fondazione Craxi, sul probabile rinvio a giudizio del presidente del Consiglio nel processo Mediatrade-Rti.

Milioni e milioni di euro di possibile evasione fiscale, stando all’ipotesi accusatoria, sottratti ai servizi per i cittadini, agli asili, alle scuole che poi crollano, ai treni che deragliano e causano tragedie, alla cassa integrazione per qualche migliaio di disoccupati.
Il governo Berlusconi ha creato repulsione tra Stato e struttura economica del Paese costruendo un’idea di Stato-ladrone verso cui si giustifica l’esistenza di un’imprenditoria-furbona, dimenticando che lui appartiene alla seconda categoria pur governando il primo.

Ignora dunque che se lui e il suo modello imprenditoriale, diffusosi come un cancro, non avessero per primi istigato all’evasione di milioni e milioni di euro con leggine e scudi fiscali ora, magari, saremmo in grado di fare quella riforma tributaria che lui stesso ulula alla luna dal 1994.

Seguirò anche questo processo attraverso il blog così come sto facendo con quelli di Bassolino, Mills e Dell’Utri.
La giustizia fa il suo corso, le leggi della Casta altrettanto. Il processo breve, il legittimo impedimento e la legge sulle intercettazioni, il cui iter riprenderà a breve, sono i rasoi con cui verranno recisi i processi passati e futuri, quello Mediatrade-Rti compreso.
L’indignazione mostrata in queste ore per l’esito delle indagini è tutta una pantomima, Silvio e Pier Silvio sanno benissimo che le leggi, con cui il papi sta intasando il Parlamento mentre il Paese cade in disgrazia, li salveranno insieme ai compagni di evasione.

Per Berlusconi il rinvio a giudizio in questo processo, l’ennesimo di un percorso imprenditoriale lastricato di corruzione e malaffare, in realtà è una manna dal cielo. Sarà per lui, e per i suoi scagnozzi, un’occasione unica per rilanciare la campagna d’odio contro la “magistratura comunista” ed evitare il confronto sui veri temi elettorali in vista delle regionali. Temi come l’occupazione, le centrali nucleari, il Ponte di Messina, la Tav, gli inceneritori, la chiusura di centinaia di scuole sul territorio, su cui la maggioranza (Lega inclusa) sa benissimo di aver fatto gli interessi delle lobby e di partito a discapito dei cittadini.

 

L’ Idv e il suo leader tacciono su tutti i giudizi di demerito che gli vengono attribuiti sulla stampa. E sono giudizi severi che non gli fanno certo onore. Tacciono anche gli avversari, quelli che avrebbero tutto l’interesse a farlo, cavalcando la stessa onda dell’opportunismo politico che il leader dell’Idv sfrutta per attaccare tutto e tutti coloro non sposano le sue tesi giustizialiste. Se gli stessi demeriti che si attribuiscono a Di Pietro fossero stati assegnati a Berlusconi, quale sarebbe stato il giudizio di Di Pietro? Sarebbe bastato ricordargli la parabola di Luca?

 

 LA TRAVE E LA PAGLIUZZA – Luca 6,41- 42; 6,45 " Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non t’accorgi della trave che è nel tuo? Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello".

·         Da il Giornale – Sabato 23 gennaio 2010

 Di Gian Marco Chiocci – pag. 1  e pag. 3

TONINO BOCCIATO AL CONCORSO E RIPESCATO – UNA MANINA SALVO’ DI PIETRO.

Il segretario della commissione d’esame per entrare in magistratura racconta: l’eroe di Mani pulite non raggiunse la sufficienza, poi ci furono pressioni e il voto fu corretto. Il ruolo del giudice Carnevale.

Di Pietro ripescato nell’esame da pm

Il segretario della commissione giudicante, Filocamo: «Per noi era da bocciare, poi un intervento esterno gli consentì di accedere agli orali. Chiedete al giudice Carnevale, “l’ammazza-sentenze”: era lui il presidente…»

(…) il voto minimo che gli abbiamo attribuito…»). Belcastro ci fa subito capire, scandendo bene le parole, che Tonino non era nemmeno riuscito a prenderlo quel voto, minimo. «Tempo fa l’ex procuratore capo di Roma, Felice Filocamo, che di quella commissione d’esami era il segretario, mi ha raccontato che quando Carnevale si accorse che i vari componenti avevano bocciato Di Pietro,lo chiamò e si arrabbiò molto. Filocamo fu costretto a tornare in ufficio, a strappare il compito del futuro paladino di Mani pulite e a far sì che, non saprei dire come, ottenesse il passaggio agli orali, seppur con il minimo dei voti». Bocciato e ripescato?

Magistrato per un falso? Possibile? Altro che recriminazioni per l’iper garantista Carnevale che proprio grazie ai giustizialisti alla Di Pietro si ritroverà a lungo nei guai.

RICORDI  «Il suo fu un esame poco decoroso Poi fu fortunato…Gli è capitato spesso»

RICOSTRUZIONE –  Se ho strappato i verbali? Fecero cambiare idea ai commissari”

CARNEVALEIl giudice: «Mi pento di averlo fatto promuovere: ma era un emigrante, mi impietosii»

·        Da il Giornale – Sabato 23 gennaio 2010

  Di Paolo Bracalini – Di Gian Marco Chiocci – pag. 2

L’ITALIA DEI LIVORI

L’avvocato Tonino? Tradì il suo cliente pure per la Cassazione

Rigettato il ricorso, confermata la condanna – Passò dalla difesa all’accusa: «Conflitto di interessi»

Condannato dal consiglio nazionale forense e poi riconfermato come «colpevole» dalla Cassazione, per dirla in termini giuridici. Cornuto e poi mazziato, per dirla in dipietrese.

La massima corte ha rigettato il ricorso di Tonino e ha dunque sottoscritto la decisione dell’Ordine degli avvocati sulla condotta dell’«avvocato» Antonio Di Pietro, che non appena si tolse la toga per abbracciare la professione legale, si rese responsabile di una grave violazione del codice deontologico degli avvocati, degna di una sanzione e di una sospensione dall’albo per tre mesi.

LA VICENDA: Nel 2002 assunse la difesa di un amico. Raccolse notizie e poi passò parte civile.

PUNIZIONE: Violato l’articolo 51 del codice deontologico forense: fu sospeso all’albo

IL RECLAMO: I legali di Tonino chiedevano il «difetto di motivazione»: sono stati smentiti.

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Berlusconi, uno contro tutti . . . . . Cani bassotti o gatti soriani?

Nella convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia approvata a Strasburgo il 13 novembre 1987, al capitolo II° – Principi per il mantenimento degli animali da compagnia, Art. 3 – Principi fondamentali per il benessere degli animali, si legge: 1° – Nessuno causerà inutilmente dolori, sofferenze o angosce ad un animale da compagnia.

Il disegno di legge – Consiglio dei Ministri: 02/10/2009 – ha ratificato la Convenzione europea di cui sopra apportando al codice penale le seguenti modificazioni:

a) all’articolo 544-bis, le parole: «per crudeltà o», sono soppresse;

b) l’articolo 544-ter del codice penale è sostituito dal seguente: «Art. 544-ter. (Maltrattamento di animali) – “Chiunque, senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie, a comportamenti, fatiche o lavori non sopportabili per le sue caratteristiche etologiche, o somministra ad un animale sostanze stupefacenti o vietate ovvero lo sottopone a trattamenti che procurano un danno alla salute, è punito con la reclusione da tre a quindici mesi o con la multa da 3.000 a 18.000 euro”.

 

Ho letto in questi ultimi giorni parecchi articoli riguardanti le vicende giudiziarie del governatore dell’Abruzzo Ottaviano Del Turco, arrestato il 14 luglio 2008 in seguito ad un’inchiesta della procura di Pescara, del ministro Calogero Mannino, 23 mesi agli arresti con l’accusa infamante di collusioni mafiose, e del processo agli ex amministratori della giunta comunale di Subiaco accusati di associazione per delinquere, concussione, corruzione, turbativa d’asta e d’ufficio.

 

Il ragguaglio sui due fatti di cui sopra non è decisamente casuale. Serve a mettere in evidenza la doppiezza d’animo del genere umano.

·       Da una parte l’intenerimento, la compassione e la pietà per le sofferenze inflitte agli animali domestici. E’ sacrosanto dovere proteggerli!

·       Dall’altra la finzione con la quale, spesso, gli stessi individui riescono a simulare buoni sentimenti, amichevole disposizione, rettitudine di vita, allo scopo di accattivarsi la stima altrui in vista dei propri personalissimi scopi. Considero siffatta gente disposta a camminare sul cadavere della propria madre pur di raggiungere gli scopi prefissati: ricchezza e potere. Vendetta, come offesa morale o materiale su coloro oggetto di odio e invidia. E rivalsa quale risarcimento del danno sopportato al momento della nascita, per non aver trovato le elargizioni che tanti credono siano loro dovute per essere venuti al mondo.

Pazienza! C’è chi nasce trovando un percosso di vita come un’autostrada. Chi come una mulattiera.

Reputo individui del genere crudeli. Insensibili quando ostentano indifferenza e compiacimento per le sofferenze altrui. E cinici per lo sprezzo verso i valori comunemente accettati dalla società.

Magistrati e politici.

·       I primi quando usano la “Dura lex” come il boia usa la forca. Come nei casi citati di Ottaviano Del Turco, Calogero Mannino, giunta di Subiaco e . . . Giulio Andreotti, Antonio Gava, Arnaldo Forlani. Quando, anziché applicare la Legge, cosicché Giustizia sia fatta in nome di tutto il Popolo italiano, pretendono di riscriverla a difesa della casta loro. Quando si dichiarano pronti allo sciopero se il governo non sospenderà il divieto di destinare alle procure i magistrati di prima nomina.    

·       Gli altri, i politici, quando con ogni mezzo si avvalgono del potere dei primi con la speranza di ribaltare il voto espresso dal popolo. Quando, all’opposizione,  si sottraggono con i più assurdi pretesti, al loro dovere di partecipare alle necessarie riforme. Sulla giustizia soprattutto, che Vox populi Vox Dei, peggio di così . . . . Ma "una mano lava l’altra e tutte e due lavano il viso" . . . . non si può non compiacere la casta dei magistrati, di quelli che ci permettono di ramazzare gli avversari. Va da sé che non hanno rilevanza alcuna i nove milioni e passa di processi da celebrare. Non contano più nulla gli uomini, fisicamente, moralmente e spiritualmente. E nulla contano le loro famiglie, quelli che restano, genitori, mogli e figli, in attesa che tutto cessi, innocenti e condannati! E’ giustizia questa?     

·       Purtroppo non credo che esistano vie d’ uscita da questo stato di cose. Ipocrisia per quanto sia, in questo nostro tempo mi convinco che sia meglio nascere cani bassotti o gatti soriani piuttosto che uomini.

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·       LA STAMPA.it Politica –  8/1/2010 (7:42) – di Fabio Martini  – Crollano le accuse a Del Turco – Arrestato un anno e mezzo fa per aver preso tangenti dal re della Sanità abruzzese.

·       TGCOM Politica 8/1/2010 – Capezzone: "Chi risarcirà Del Turco? ” A questo punto – dice Capezzone – chi gli restituirà’ quello che gli è’ stato oggettivamente tolto in questi diciotto mesi?”. Capezzone poi sottolinea che la vicenda ”è’ la conferma della viltà’ politica, e anche umana, di una sinistra che solo ora osa balbettare qualcosa, ma per lunghi mesi ha taciuto, fingendo di non vedere, di non sentire e di non capire, e di fatto ha alimentato la logica del tritacarne giustizialista”.

·       RAINEWS24 – Roma, 14-01-2010 –  Cassazione, assoluzione per Calogero Mannino.

In primo grado, nel 2001, Mannino venne assolto ma la Corte d’appello di Palermo, l’11 maggio 2004, lo condannò a 5 anni e 4 mesi di reclusione. La Cassazione, nel 2005, aveva annullato con rinvio la sentenza di condanna, nel processo d’appello bis del 2008, i giudici palermitani hanno pronunciato un verdetto di assoluzione dell’imputato, che con la sentenza di oggi diventa definitivo.

L’esponente politico fu arrestato il 13 febbraio 1995 e trascorse 23 mesi in custodia cautelare, tra carcere e arresti domiciliari.

·       IL TEMPO.it – 15/01/2010 – Gli ex amministratori hanno aspettato diciotto anni: «Il fatto non sussiste»

Tangenti a Subiaco, assolti i politici del ’92 – Antonio Sbraga «Il fatto non sussiste».

Vent’anni dopo l’avvio delle indagini e a quasi 18 dai dodici arresti che il 16 settembre del 1992 decimarono la giunta comunale di Subiaco è arrivata l’assoluzione nella sentenza di primo grado. La seconda sezione del Tribunale di Roma ha così deciso sul primo caso che, sette mesi dopo lo scoppio della Tangentopoli milanese, fece scattare le manette anche nella pubblica amministrazione della provincia romana. Sono tutte cadute le pesanti accuse che, dall’associazione per delinquere alla concussione, dalla corruzione alla turbativa d’asta e all’abuso d’ufficio, portarono poi nel 1997 al rinvio a giudizio di ben 32 persone fra politici, imprenditori e funzionari pubblici per i vari filoni d’inchiesta che spaziavano dall’appalto sul collettore fognario a quello sull’illuminazione pubblica. La sentenza ora però è arrivata solo per i sei imputati che, nel frattempo, hanno rinunciato alla prescrizione: gli ex sindaci democristiani Paolo Mecci e Giovanni Sbraga e gli ex assessori Giuseppe Lattanzi e Alberto Foppoli (Dc), Giancarlo Scattone (Pri) e Bruno Sbardella (Psdi). I quali ora, oltre all’addebito allo Stato delle spese legali, punteranno anche sulla richiesta di risarcimento danni per l’ingiusta detenzione subita dagli arrestati (tutti tranne Lattanzi e Mecci) e per la durata del processo.

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